Le porte della voluntary disclosure si sono appena chiuse, ma già si parla di riaprirle. Nonostante le pressioni per un ulteriore rinvio, il termine per chiedere l’accesso alla procedura di rientro dei capitali è scaduto il 30 novembre. Secondo alcune indiscrezioni, però, il Tesoro starebbe ragionando sulla possibilità di trasformare la voluntary in una possibilità permanente. I termini non sarebbero quindi riaperti per un’ulteriore finestra una tantum, ma per regolarizzare la procedura in via definitiva. La nuova operazione potrebbe vedere la luce già nel febbraio 2016.
Intanto, il ministero dell’Economia ha fatto sapere che, stando ai primi calcoli dell’Agenzia delle Entrate, il gettito garantito alle casse dello Stato dalle adesioni alla voluntary disclosure arrivate nel 2015 vale poco più di 3,8 miliardi (3.834.306.000 euro). L’operazione è considerata un successo, eppure qualche mese fa la Banca d’Italia aveva calcolato che l’importo dei capitali italiani esportati illegalmente si colloca fra i 200 e i 300 miliardi di euro.
E’ ovvio che una larga fetta di quelle risorse non rientrerà mai in Italia (ad esempio i fondi della criminalità organizzata), ma è anche vero che molti risparmiatori e investitori sono stati in dubbio fino all’ultimo e spesso si sono decisi quando ormai era troppo tardi (diversi commercialisti raccontano di clienti che hanno chiesto di aderire addirittura il 30 novembre). E’ quindi verosimile che la voluntary disclosure abbia margine per raccogliere ancora molte adesioni.
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