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La Commissione europea stringe i tempi sul Digital Single Market, o Mercato unico digitale. Una strategia che ha lo scopo di ritagliare all’Europa un posto di rilievo nell’economia del futuro, facendo leva sulla libera circolazione delle persone, dei capitali e dei servizi, oltre a garantire l’accesso alle attività online sia a privati sia ad aziende, nel rispetto della protezione dei dati.

Prima di entrare nel dettaglio e spiegare meglio questi concetti che appaiono fumosi, il risultato atteso è una crescita dell’economia Ue di 415 miliardi di euro all’anno, con effetti apprezzabili sui Pil nazionali, sull’impiego e sui ritorni all’erario. Nel contempo, potendo contare su una maggiore concorrenza, i consumatori risparmierebbero una cifra vicina ai 12 miliardi di euro l’anno.

I punti salienti sono quindi maggiore facilità di acquisto per i cittadini e quindi di vendita per le aziende, risparmio, aumento degli indotti e del numero di impieghi. Una ricetta che l’Ue ha finito di preparare un anno fa e che vuole mettere nei piatti entro la fine del 2016 e, tra tutti i commensali, l’Italia deve essere pronta ad approfittare del mercato unico digitale per almeno due motivi.

Il nostro contesto economico è ricco di attori di quel manifatturiero che non può sopravvivere se non abbraccia l’Industria 4.0 e, non meno importante, perché in Europa siamo al 25esimo posto per digitalizzazione.

Gli europei che usano internet ogni giorno sono 315 milioni e, quando si parla di ecommerce, la bandiera americana si sovrappone a quella europea nel 54% dei casi. Il 44% di chi compra online si affida a fornitori della propria nazione, dato che ha una connotazione quasi campanilistica e che, in ogni caso, spinge solo il 7% delle piccole aziende a guardare fuori dal proprio Stato, aspetto che ne limita la crescita e che non aiuta a creare concorrenzialità.

Lo scopo del Mercato unico digitale è quello di creare uno spazio in cui capitali e persone (quindi aziende e cittadini) possono acquisire una cultura e una consapevolezza digitale vera e propria, diventando più forti sia sul piano economico sia su quello decisionale. Per arrivare a questo obiettivo è stato approntato un piano che si suddivide in tre pilastri, ognuno dei quali contenitore di fasi specifiche.

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