Complice la crisi di governo di Agosto è tornato in auge il tema dell’aumento dell’IVA.
In base alle prime stime effettuate, la cifra necessaria per evitare l’incremento delle aliquote IVA dovrebbe essere compresa tra 23 e 30 miliardi. Le risorse, se individuate, consentiranno di evitare l’incremento dell’aliquota ridotta dal 10 al 13 per cento e di quella ordinaria del 22 al 25 per cento. Un’ipotesi che si fa strada riguarda il reperimento di risorse più limitate in modo da differire l’applicazione delle predette clausole al 1° maggio 2020, quindi limitatamente ad un quadrimestre. In tale ipotesi si potrebbe fruire di un lasso di tempo maggiore per individuare le risorse necessarie al fine di scongiurare definitivamente il rischio di incremento delle aliquote IVA.
Si sta profilando però una seconda possibilità connessa all’aumento, la quale però sembra, anche per gli standard del fisco italiano, estremamente complicata.
Una delle ipotesi allo studio prevede il rimborso ( ma solo nel 2021) della differenza di aliquota a favore di chi pagherà con mezzi tracciabili. Ed infatti dalle prime indiscrezioni trapelate sembra che l’incremento delle aliquote IVA non interessi coloro che effettueranno i relativi pagamenti con carte di credito, carte di debito o altri mezzi in grado di assicurare la tracciabilità dell’operazione. Ma in base a quale presupposto potrà essere disposto il rimborso del tributo per la quota corrispondente all’incremento delle aliquote? La procedura che dovrebbe portare al rimborso non è chiara; quello che si può comunque prevedere fin da ora è una maggiore farraginosità di gestione degli adempimenti IVA. Con buona pace della semplificazione.
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