Pagamenti elettronici e cashback si candidano a diventare le nuove variabili dell’Iva.

Incentivi e disincentivi passeranno rispettivamente per riduzioni e incrementi dell’aliquota Iva a seconda di come si deciderà di pagare alla cassa. Sono almeno tre gli scenari possibili su cui è aperto il confronto. Tra questi c’è una sorta di “bonus-malus”. In pratica, per alcune tipologie di prodotti e di servizi in settori ritenuti ad alto rischio di evasione l’ipotesi al vaglio dei tecnici di Via XX settembre sarebbe quella di incrementare di un punto percentuale l’imposta sul valore aggiunto per i pagamenti cash e ridurla di due punti percentuali per chi sceglierà una modalità alternativa e tracciabile. Secondo questo schema, con una cena al ristorante il conto saldato con banconote farà scattare l’aliquota Iva dal 10 all’11% mentre per chi si presenta con la moneta elettronica l’aliquota scenderebbe dal 10% all’8 per cento.

Discorso simile anche per chi salda il conto finale dell’albergo o per chi sostiene spese di manutenzione della casa. E per stimolare ulteriormente l’utilizzo della moneta elettronica si sta studiando un ulteriore incentivo per i consumatori: il cashback, ossia la restituzione del 2% delle transazioni con carte, bancomat o app. Una restituzione che potrebbe avvenire attraverso un credito d’imposta (quindi il canale fiscale) con un eventuale assegno per gli incapienti oppure, molto più probabilmente, con una restituzione mese per mese nell’estratto conto delle carte operato dagli istituti di credito e di intermediazione che le gestiscono

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