Sulla flat tax non cessano disquisizioni e polemiche, a conferma del fatto che l’argomento è di grande importanza e per questo appare destinato a restare sotto i riflettori per un lungo periodo di tempo.
L’ultima risale a due giorni fa, nata a seguito di una frase attribuita al Ministro dell’Interno Matteo Salvini, intervistato nel corso di una trasmissione radiofonica, secondo cui sarebbe “giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse perché spende e investe di più”. Frase poi smentita e che in effetti non risulta mai pronunciata, stando ai contenuti audio.
Quella frase però, seppur apparsa virgolettata sui media, rappresenterebbe il sunto redazionale affatto scorretto in parte della presa d’atto dell’intervistato degli effetti della riforma fiscale proposta dall’accordo di governo – la flat tax o dual tax – e in parte di una sostanziale giustificazione logica degli stessi effetti, in risposta al commento dell’intervistatore che ricordava che a trarre il maggior beneficio sarebbero i contribuenti a reddito più elevato. Il Ministro Salvini ha infatti affermato che il maggior beneficio sarebbe correlato all’evidenza per cui “se uno fattura di più, risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più”.
La distribuzione dei benefici è stata osservata in un articolo (La “quasi” flat tax premia il ceto medio? I conti non tornano, a cura di M. Baldini e L. Rizzo), in cui viene messo chiaramente in evidenza che “tra tutte le famiglie di contribuenti (suddivise per decili di reddito e laddove i primi cinque decili rappresentano quelli di reddito basso e medio basso e le tre successive quelle con reddito medio, n.d.a.), la classe media si accaparrerebbe circa il 20% per cento del risparmio totale, contro il 70 per cento e più dei ceti più abbienti e più del 50 per cento solo per il decile più alto”. Questo a fronte del fatto che i primi due decili più poveri non avrebbero alcun vantaggio, anzi uno svantaggio – da qui deriva la necessità dell’introduzione della famosa clausola di salvaguardia – e i restanti tre decili otterrebbero solo il 10 per cento del risparmio fiscale.
Tale situazione smentirebbe anche la recentissima affermazione di Claudio Borghi secondo cui “la grande maggioranza di quelli che avranno uno sgravio sono quelli della famosa classe media che stava sparendo” e quella dello stesso Ministro Salvini secondo cui “l’importante è che ci guadagnino tutti”
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