La situazione di assoluta emergenza che si è andata a creare sul territorio Nazionale ha obbligato molte realtà professionali a riconvertire in brevissimo tempo le loro attività per renderle adatte al lavoro a distanza.

Gli studi professionali italiani erano pronti a tale cambiamento?

In molti casi la risposta è stata sì. A confermarlo è anche una ricerca realizzata dall’Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano prima dall’emergenza COVID-19. Dall’indagine, realizzata su un campione totale di 4.113 studi professionali del territorio nazionale, si scopre come:

– il 51% degli studi di commercialisti consenta di lavorare in mobilità, collegandosi al gestionale dello studio (29% solo ai professionisti, 22% anche ai dipendenti)

– il 24% ancora non dispone della possibilità di lavorare in smart working ma ci sta pensando

– il 24% sostiene che non lo farà neanche in futuro (ma questo è quanto affermato qualche mese fa, non siamo più così sicuri che l’opinione sia rimasta immutata)

E, in un confronto con le altre professioni, emerge che tra gli avvocati il 49% consente di lavorare in smart working (di cui il 7% anche ai dipendenti), tra i consulenti del lavoro il 49% (di cui il 22% anche ai dipendenti) e negli studi multidisciplinari il 64% (di cui il 31% anche ai dipendenti).

Certo, i problemi non sono pochi ma molto sono dettati anche dal fatto che la riconversione del proprio lavoro quotidiano è dovuta procedere a tappe forzate.

Gli stessi fornitori di servizi per la collaborazione a distanza hanno dovuto gestire, in meno di un mese, un incremento vertiginoso delle richieste per le soluzioni offerte.

Ad esempio, una delle più antiche università Italia ha dovuto nel giro di 1 settimana dotare tutti gli oltre 90.000 studenti oltre al corpo docente degli strumenti per la didattica a distanza.

Uno dei maggiori fornitori di servizi cloud mondiali ha comunicato che nel giro di 7 giorni, sono incrementati gli utilizzatori di servizi di lavoro a distanza di 12 milioni di persone. La stessa azienda comunica che ogni settimana registrata in media 900 milioni di minuti di chiamate e videochiamate.

Sono numeri molto alti che danno l’idea di che sforzo sia stato compiuto da piccole e grandi realtà.

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