Dal 2020 le regole dell’IMU verranno modificate
In sostanza, il Ddl di Bilancio 2020 prevede che la Tasi scompaia e rimanga l’Imu. Ma mentre la prima è una tassa, quindi come tale legata al tipo di servizi comunali che deve andare a coprire e necessita di una delibera che lo specifici, l’altra (vecchia o nuova che sia), essendo un’imposta serve a coprire in generale i fabbisogni municipali senza dover fornire giustificazioni.

Attualmente l’Imu massima è al 10,6 per mille (e ad essa sono allineati moltissimi Comuni), mentre la Tasi (che non è stata istituita ovunque) ha come aliquota massima l’1 per mille. Ma il massimo di Imu+Tasi oggi può arrivare, con la maggiorazione speciale dello 0,8 per mille, appunto all’11,4 per mille, cioè esattamente l’aliquota massima della nuova Imu.

Quindi, astrattamente, gli eventuali aumenti da parte dei Comuni che ancora non avevano toccato il massimo livello di tassazione sono possibili ora come in futuro e chi ci è già arrivato (come Roma, Milano, Bologna e Firenze) non può ricorrere a ulteriori aggravi.

I rischi
Non è quindi possibile prevedere cosa succederà nel 2020, ma le tentazioni si moltiplicheranno per i Comuni, sia per quelli in buono stato economico (che comunque beneficeranno dell’aumento dell’aliquota minima Imu dal 7,6 all’8,6 per mille se la applicavano), sia per quelli in crisi che troveranno certo più semplice un innalzamento generale senza ricorrere all’istituzione della Tasi con relativa indicazione di specifici servizi.

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