Il decreto Ristori 5 amplierà la platea dei beneficiari, supererà il collegamento degli indennizzi all’andamento cromatico delle Regioni e legherà il calcolo delle perdite a un arco temporale più ampio. 

Il nuovo Ristori, amplierà la platea dei beneficiari, supererà il collegamento delle agevolazioni all’andamento cromatico delle Regioni e legherà il calcolo delle perdite a un arco temporale più ampio.

Nel cambio di paradigma si “perde”, però, uno degli aspetti che meglio avevano funzionato nella saga dei ristori: la velocità di erogazione.

Le modifiche sulla base di calcolo per individuare i destinatari e i nuovi criteri su cui misurare gli indennizzi hanno, infatti, bisogno di una nuova piattaforma per l’invio online delle domande. L’auspicato cambio di modello imporrà, pertanto, un ulteriore invio di dati da parte delle imprese e degli autonomi beneficiari dell’indennizzo.

Dati che si auspica potranno essere autocertificati, ma che in ogni caso dovranno essere perlomeno verificati (qualcuno parla di asseverati) dai professionisti che assistono le imprese.

I nuovi ristori dovrebbero, inoltre, rimborsare una quota dei costi fissi comunque sostenuti nei periodi di vigenza delle maggiori restrizioni, al netto delle voci già coperte dagli altri interventi agevolativi (ad esempio, CIG e IMU).

È evidente che, dietro l’angolo, si annidano complicazioni operative che potrebbero prevedibilmente allungare i tempi effettivi di erogazione degli indennizzi dal momento che i dati definitivi sopraggiungeranno solo a partire da giugno con il deposito dei bilanci.

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