Se i frontalieri scegliessero la tassazione ordinaria, ossia come i residenti, e non più quella alla fonte, quanto ci perderebbe il fisco elevetico? Ma, ancora, quanto resterebbe nelle casse del Ticino, che discute sempre se riversare o meno all’Italia una sessantina di milioni (pari al 38,8% delle imposte pagate direttamente sulla busta paga dai frontalieri)? Domande che s’intrecciano con domande, ipotesi che si incrociano con ipotesi; anche il Consiglio di Stato sta cercando di capire meglio, ma è allarmato per un possibile “danno economico”. Calcolare esattamente i pro e i contro è però complicato. Detto questo, va ricordato che la tassazione ordinaria è comunque già una possibilità reale. Una possibilità utilizzata per ora da appena un centinaio di lavoratori italiani sui 60 mila che quotidianamente passano il confine. Come i contribuenti svizzeri, anche loro possono detrarre dettagliatamente le spese per il trasporto, 70 centesimi al chilometro, il costo del pranzo, 15 franchi per pasto per 3.200 franchi annui, 2.500 di spese professionali, assicurazioni pensionistiche (terzo pilastro fino a 6.739 franchi). Ma che vantaggi ci sono?
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