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Alla vigilia della conversione definitiva del decreto legge di proroga dei termini – prevista per domani alla Camera – gli indici della voluntary disclosure segnano una forte accelerazione.
I dati del Mef, presentati martedì alla commissione Finanze del Senato dal sottosegretario Enrico Zanetti, parlano di 79.258 istanze di emersione depositate al 5 novembre scorso, con una previsione di gettito fiscale di 2,5 miliardi di euro.
L’ipotesi di cassa è stata ottenuta – spiega la nota firmata dal direttore dell’agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi – applicando «aliquote medie cautelative» sui maggiori imponibili che emergono dalle “autodenunce” che ammontano a poco più di 7,4 miliardi tra imposte sui redditi, imposte sostitutive delle imposte sui redditi, Irap evasa, Iva non versata, maggiori ritenute e contributi previdenziali contestati.
I dati vanno comunque letti in una prospettiva temporale, tenendo sullo sfondo il complicato cammino della legge e soprattutto della proroga dei termini di accesso alla Vd, approvata sul filo di lana a fine settembre. Solo 40 giorni fa il governo poteva annunciare, insieme alla riapertura della finestra fino al 30 novembre, la raggiunta copertura delle clausole di salvaguardia per 1,4 miliardi sulle accise carburante e sugli acconti Ires/Irap. Il 5 novembre – cioè solo un mese dopo – il gettito era quasi raddoppiato a 2,5 miliardi (stima prudenziale), ma al Sole 24 Ore risulta che, a ieri sera, il dato di gettito è già salito a 3,2 miliardi. Si stima tuttavia che il gettito finale arriverà a quota 4 miliardi.

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