Per effetto dell’aumento della tassazione dei rendimenti annui dei fondi pensione e della possibilità di avere una quota del tfr in busta paga, vi sarà una riduzione delle prestazioni finali nette dei fondi pari circa all’11%. Se ipotizziamo infatti che un lavoratore con una retribuzione annua lorda di 50mila euro destini a un fondo pensione dal 1° gennaio 2015 l’accantonamento annuo del Tfr e consideriamo tre diversi periodi di iscrizione (15, 25 e 35 anni) e tre possibili diversi tassi annui di rendimento reale (2%, 4% e 6% al netto dell’equivalente incremento del costo della vita), la riduzione della prestazione può arrivare fino all’11% della posizione netta maturata. Per un lavoratore italiano potrebbe essere più vantaggioso utilizzare un fondo pensione paneuropeo costituito in uno stato che non prevede alcuna tassazione dei rendimenti.
Sono solo tre i paesi Ocse che prevedono una tassazione sui rendimenti: Italia, Danimarca e Svezia. In tutti gli altri stati la tassazione avviene in un’unica soluzione al momento dell’erogazione della pensione medesima.
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