Domani sapremo se anche i nuovi sgravi fiscali alle imprese ticinesi, considerati un incentivo importante anche per le attività italiane che vogliono mettere radici in Ticino, saranno oggetto di referendum, fissato per il prossimo 17 maggio e ed esteso anche agli altri Cantoni.

L’obiettivo del Canton Ticino, così come pure quello di molti altri Paesi, è puntare tutto sulla concorrenza fiscale, dove però il Canton Ticino è già molto più attrattivo rispetto all’Italia.

Si stima che gli sgravi fiscali per imprese e persone facoltose siano stati di un ammontare pari almeno a 150 milioni di franchi negli anni scorsi ed hanno rappresentato sicuramente un volano per l’insediamento di nuove aziende.

Aziende che, stando ai promotori dell’iniziativa , nell’ultimo decennio sono raddoppiate.

Il ministro ticinese Christian Vitta ha più volte ribadito che «l’imposizione fiscale in Ticino è nella media nazionale». Lo stesso ministro ha motivato gli sgravi con il fatto che «esiste un pericolo reale che le piccole e medie imprese, senza incentivi, potrebbero trasferirsi in altri Cantoni fiscalmente più vantaggiosi». Incentivi sono previsti anche per i Comuni, che potranno beneficiare di un contributo extra di 9 milioni di franchi.

Il tema delle imprese che lasciano il Ticino, direzione Canton Grigioni (altro Cantone che confina con il Comasco nella zona dell’Alto lago), ma anche Canton Zugo resta anch’esso centrale nel dibattito politico cantonale.

Nel 2018 (ultimo dato disponibile) ben 44 ditte hanno lasciato il Ticino, aggiungendo dubbi sul futuro imprenditoriale del Ticino a quelli già esistenti. Meno imprese significa anche meno lavoratori. Eppure, come più volte raccontato, nel 2019 l’economia ticinese è tornata a mettere le ali, portando in dote il nuovo record di frontalieri alla fine del terzo trimestre (67900 i nostri lavoratori impiegati in Ticino).

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