Una delle misure più incisive del decreto legge collegato alla legge di Bilancio 2018 approvato, salvo intese, dal Consiglio dei Ministri del 13 ottobre 2017 è, senza dubbio, la riapertura della rottamazione dei ruoli.
Il perché di questa riedizione è presto detto: forte del successo della prima versione, introdotta dal decreto collegato alla legge di Bilancio 2017 (D.L. n. 193/2016), il Governo ha pensato di reperire una parte delle risorse destinate alla copertura degli interventi di spesa contenuti nella manovra (si ricorda che accanto al D.L., sarà varata la legge di Bilancio), ricorrendo, appunto, a questa misura.
La speranza, però, è che ciò non si traduca in un flop, come purtroppo è già accaduto con la voluntary disclosure (che, a fronte del successo della prima edizione, si è rivelata un mezzo fallimento nella sua edizione bis).
A dire il vero, con la norma contenuta nel decreto appena approvato, forse, si è evitato l’errore fatto con la voluntary bis e cioè la complicazione di una procedura che, così come concepita, aveva riscosso molto successo.
Infatti, la riedizione della rottamazione rispetta in tutto e per tutto la vecchia procedura (art. 6, D.L. n. 193/2016), anzi, è ancor più appetibile in quanto permette a chi, per varie ragioni, non ha potuto usufruirne di salire ora sul treno chiudendo così le pendenze con il Fisco.
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